L’importanza dell’acido folico

L’importanza dei folati e dell’acido folico nel mantenimento di uno stato di benessere e di efficienza dell’organismo è ormai assodata.

Negli anni la ricerca sui folati è stata particolarmente intensa: ad oggi si è chiarito il ruolo fondamentale di queste molecole nella sintesi dei nucleotidi e di alcuni aminoacidi, nel metabolismo dell’omocisteina e si è resa evidente la stretta associazione tra la carenza di folati nella donna (prima e durante la gestazione) e l’aumento del rischio di sviluppare malformazioni nel tubo neurale del feto.

I folati sono quindi indispensabili per l’essere umano, che però non è in grado di sintetizzarli, se si eccettua una modesta quota prodotta dalla flora batterica intestinale che, tuttavia, non riesce a soddisfare il fabbisogno giornaliero.
Considerando la loro essenzialità devono essere assunti necessariamente attraverso la dieta; in casi particolari, come quando una donna pianifica una gravidanza o nei primi tre mesi di gestazione, è in genere necessaria anche un’adeguata supplementazione.
Bisogna tenere presente però che i folati, così come tutte le altre vitamine del gruppo B, sono idrosolubili e che l’esposizione prolungata al calore, all’aria o alla luce può inattivarli. Per questo motivo non bisogna sottovalutare l’importanza della preparazione e della cottura dei cibi, spesso responsabili della riduzione del contenuto di folati (e di altri elementi nutrizionali) nelle pietanze.

I folati nella dieta e durante la gravidanza

La quantità di folati assunti con la dieta, se questa è sufficientemente varia ed equilibrata, dovrebbe generalmente essere adeguata. Eppure, secondo i risultati dell’indagine sui consumi alimentari INRAN-SCAI, condotta tra il 2005 e il 2006, la popolazione italiana assume in media (con alimenti, supplementi e alimenti fortificati) meno di 350 μg di folati al giorno, con una significativa probabilità di andare quindi incontro a fenomeni carenziali (Leclercq et al., 2009).

La carenza di folati, dovuta principalmente ad apporti inadeguati, ma anche a sindromi di malassorbimento (ad es. celiachia), all’assunzione cronica di alcol e a trattamenti farmacologici (FANS a dosi elevate, contraccettivi orali, farmaci per alcune neoplasie, anticonvulsivanti) si associa a sintomi molto vari: dai più lievi, come stanchezza e affaticamento, a manifestazioni cliniche rilevanti quali anemia megaloblastica e iperomocisteinemia (considerata fattore di rischio indipendente per le malattie cardiovascolari e correlata a un aumento della probabilità di fratture in soggetti anziani).

Inoltre, livelli subottimali di folati durante le prime fasi di una gravidanza aumentano in modo rilevante il rischio di comparsa di anomalie gravi nel feto.
Sulla base di queste considerazioni, dopo un’istruttoria durata parecchi anni, ora anche il governo britannico ha deciso di rendere obbligatoria la supplementazione con acido folico della farina non integrale di frumento con l’obiettivo di aumentare l’apporto di questa vitamina nelle donne in età fertile, e di ridurre così il rischio delle gravissime patologie del feto associate ad un suo insufficiente intake nelle fasi iniziali della gravidanza.

In Italia, il Network Italiano “Promozione Acido Folico”, coordinato dal Centro Nazionale Malattie Rare dell’Istituto Superiore di Sanità, raccomanda alle donne che programmano una gravidanza, o che non ne escludono la possibilità, di assumere regolarmente una quantità aggiuntiva di acido folico di almeno 400 μg al giorno per ridurre il rischio di difetti congeniti, specificando che “è fondamentale che l’assunzione inizi almeno un mese prima del concepimento e continui per tutto il primo trimestre di gravidanza”.

La decisione, già assunta in molti altri paesi del mondo, riflette il continuo accumulo di informazioni sull’argomento, e la migliore conoscenza delle dosi di acido folico necessarie per ottenere tale effetto preventivo, che sono più elevate di quelle che possono essere contenute in una dieta non integrata, anche se ricca dei vegetali in foglia che rappresentano le principali fonti alimentari dei folati.

(Dati riferiti all’articolo del Prof. Andrea Poli, presidente di NFI-Nutrition Foundation of Italy)

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